La crescita sostenibile: la sfida della gestione dei rischi

Una crescita che non è sostenibile da un punto di vista finanziario ed economico non è più una crescita accettabile

Negli ultimi 50 anni, in un pianeta chiamato Terra, dove la crescita economica e tecnologica hanno fatto da padrone - in termini di popolazione, di ricchezza con aumento del PIL pro capite, di infrastrutture, etc. - in silenzio e in modo meno evidente, ma terribilmente repentino, si è verificata anche un’altra crescita: quella della temperatura globale e delle emissioni di C02 prodotte proprio dalla nostra ricchezza.

L’accezione positiva che da sempre attribuiamo all’evoluzione e al cambiamento, deve lasciare spazio alla riflessione che una crescita che non risulta in armonia con l’ambiente, non è una crescita; come dimostrato dai recenti eventi climatici estremi, caldo torrido con picchi di temperature mai raggiunte ai poli, tifoni e inondazioni in Asia e nelle Americhe, e, senza andare lontano, nel nostro paese recentemente proprio Milano è stata vittima di trombe d’aria e uragani che hanno causato danni alla circolazione, alle infrastrutture e alle persone mentre la Sicilia sta andando a fuoco con più di 40 roghi in tutta l’isola.  Conseguenze devastanti sull’ambiente, sulle popolazioni e sull’economia. Così come, dall’altro lato, una crescita che non è sostenibile da un punto di vista finanziario ed economico non è più una crescita accettabile per mantenere gli equilibri socio-economici e gli scambi sani tra i paesi e le aziende.

Investire nel settore delle industrie energetiche con le rinnovabili non basta

Bisogna saper bilanciare l’evoluzione tecnologica, la produttività e la ricchezza con la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Perché la sostenibilità è un tema cui ormai non si può prescindere. Non si può guardare al futuro senza visione e azioni che muovano nella direzione di tutela del pianeta, sia nella propria quotidianità che a livello di processi aziendali. Investire nel settore delle industrie energetiche con le rinnovabili non basta, occorre che le aziende e le organizzazioni prendano consapevolezza del legame intrinseco tra azioni sostenibili e processi di crescita, per una vera e completa gestione dei rischi e lo sviluppo di business sani e durevoli nel tempo.

Realizzare questa transizione ecologica di cui il futuro ha bisogno, pone però di fronte a due importanti riflessioni, da un lato verso il tema della mancanza di competenze specialistiche e/o manodopera qualificata, e dall’altro dell’assenza di linguaggi comunicativi efficaci per la diffusione di un messaggio capace di stimolare l’adozione di comportamenti nuovi e lo sviluppo di processi innovativi. 

Le premesse, rispetto a cinquant’anni come rispetto a cinque anni fa sono cambiate, oggi quindi i risultati devono essere perseguiti lavorando sulla costruzione di modelli innovativi e predittivi, sulla digitazione e la riqualificazione delle competenze necessarie, parallelamente allo sviluppo di una consapevolezza diffusa attraverso una comunicazione mirata, che sfrutti la forza di linguaggi nuovi, persuasivi, chiari e coerenti sia nel messaggio da trasmettere che negli strumenti utilizzati per comunicarlo.

 

Erika Gori - Think Tank Secursat

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