Quanto costa la sicurezza in termini di sostenibilità?

 

L’analisi al femminile del Think Tank under 30 Secursat

Il Team Secursat composto da giovani donne con competenze, esperienze e percorsi formativi diversi ha misurato gli impatti ambientali delle attività di sicurezza tradizionali su oltre 1.000 siti e circa 15.000 impianti, per fornire un quadro su come i percorsi di digitalizzazione possono impattare positivamente a realizzare un modello di gestione sostenibile della security.

Sicurezza e sostenibilità, nel modello implementato da Secursat, sono due concetti che viaggiano di pari passo. Ci occupiamo di analizzare e gestire i rischi dei nostri clienti per garantire la business continuity aziendale, ed oggi più che mai per garantire la continuità operativa è necessario ripensare i processi tradizionali verso modelli digitali e remoti, e soprattutto, guardando al prossimo futuro, anche sostenibili. Troppo spesso sicurezza e transizione ecologica vengono considerati come costi, percorsi obbligatori per rispettare le normative. Secondo noi possono essere invece, se radicati nel profondo di un’organizzazione, due strumenti potentissimi per consentire alle aziende di essere competitive sul mercato mantenendo bassi i costi di gestione delle strutture senza rinunciare alle attività, e la nostra analisi lo dimostra con i numeri.

Secursat negli anni ha puntato sulla formazione delle risorse e sull’inserimento aziendale di giovani e giovanissime figure combinando competenze di analisi, criminologi, security manager certificati e competenze informatiche per costruire un modello di sicurezza nuovo e sostenibile a partire dai rischi e dai dati. Attraverso importanti investimenti su infrastrutture di rete sicure e complesse ha messo in piedi un modello basato sulla gestione remota di impianti e sistemi che consente di digitalizzare molte attività tradizionalmente ancora, purtroppo, svolte on-site, e di raccogliere milioni di dati utili per riorientare risorse e processi. L’analisi svolta dal team Secursat si è concentrata a capire quanto le attività tradizionali, come la manutenzione di impianti meccanici ed elettronici o le attività di vigilanza hanno un impatto sull’ambiente e su come un modello remoto consente di ridurre la mobilità con impatti significativi sulla sostenibilità ambientale.

 

L’analisi è stata svolta su oltre 1.000 siti di diversa natura dislocati su tutto il territorio italiano, da punti vendita retail di brand internazionali e nazionali, a banche, poli industriali, di produzione e logistici, fino a siti appartenenti ai settori di sport, arte e cultura, sul biennio 2020-2021.  

L’analisi Secursat si è concentrata sui sistemi di sicurezza elettronica presenti all’interno dei siti dei nostri clienti connessi ad una rete e quindi monitorabili da remoto. I dati raccolti nel tempo, grazie all’uso di piattaforme software sul cloud,  ci hanno consentito di ottenere una fotografia puntuale sugli oltre 4.500 interventi manutentivi ordinari svolti on-site nei 1.000 siti presi in esame. Attraverso il modello della Remote Maintenance, nel biennio 20 -21 è stato possibile svolgere il 18% di questi 4.500 interventi manutentivi ordinari, laddove le tecnologie e le connessioni in campo lo hanno consentito, da remoto, riducendo la mobilità non necessaria”. 

Oltre 23 tonnellate di CO2 immesse in meno nell’atmosfera grazie a oltre 200.000 Km percorsi in meno, solo grazie alle attività di manutenzione, di cui quasi 100.000 solo in Lombardia. Il 60% di questi dati fa, infatti, riferimento a siti ed attività svolte in Lombardia e Piemonte e questo dipende dalle scelte tecnologiche delle aziende che, negli ultimi anni, hanno investito maggiormente in tecnologie native digitali capaci sfruttare i benefici della rete e quindi essere interamente manutenute da remoto. 

Per raggiungere questo risultato siamo partiti dall’idea che ogni servizio, attività o processo gestito per i nostri clienti andava mappato e monitorato affinché potesse essere misurabile. La nostra riflessione, che i dati confermano, è che oggi il prodotto diventa una commodity e che è il modello di gestione della tecnologia a fare la differenza. Business continuity per noi significa questo, non rinunciare ad attività no-core, come la manutenzione, per inseguire una logica di tagli dei costi, ma razionalizzare risorse ed attività attraverso processi digitali e sostenibili.

Oggi, non siamo solo in grado di gestire da remoto attraverso le nostre infrastrutture siti e sistemi dei nostri clienti, ma siamo anche in grado di aiutare le aziende ad implementare questo percorso internamente, anche su altri processi. Riteniamo che, finalmente, i tempi sono maturi e che l’avvio di questo percorso il prima possibile consentirà alle aziende di riorientare al meglio le risorse, oggi, per garantire la continuità del business domani.

Questo studio, che rende l’idea degli impatti enormi che la digitalizzazione dei processi può avere sulle organizzazioni e sull’ambiente porta alla luce la riflessione relativa a come i percorsi di transazione digitale, e di implementazione del cloud possono essere velocissimi se accompagnati da un riorientamento generale dei processi dell’intera organizzazione, ma pone anche alla luce la riflessione che il tessuto imprenditoriale italiano dovrà fare i conti, in un futuro non troppo lontano, con  percorsi di implementazione delle tecnologie in campo e su riflessioni profonde sull’infrastrutture di comunicazione.

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