Narrazione dei conflitti, l’importanza della comunicazione per una cultura risk oriented

Secondo l’organizzazione Armed Conflict Location and Event Data Project, attualmente nel mondo, sono in corso circa 59 conflitti armati, alcuni molto presenti nelle prime pagine dei quotidiani nazionali: da Israele-Hamas, al conflitto decennale in Yemen riaccesosi con i ribelli Houthi dopo l’invasione di Gaza, fino alla guerra civile in Sudan che sta causando milioni di sfollati nel paese.

La narrazione è un fattore decisivo nella comunicazione legata ai conflitti

Da un’analisi complessiva della comunicazione mediatica legata ai conflitti, è possibile cogliere che ciò che accomuna la condivisione di informazioni è l’utilizzo del mezzo della narrazione; un mezzo che è risultato essere uno dei fattori determinanti nella percezione dell’opinione pubblica. Anche le scelte di comunicazione ed i messaggi veicolati su larga scala esercitano un impatto grandissimo nella percezione dell’insicurezza e dell’instabilità, non solo delle persone, ma anche delle aziende e dei mercati, arrivando, alle volte, ad influenzare scenari e comportamenti.

Per una narrazione dei conflitti completa ed imparziale

In tal senso, allora, è facile comprendere come la comunicazione possa giocare un ruolo chiave e diventare il perno intorno al quale costruire una cultura diffusa. Perché ciò sia possibile la narrazione dei conflitti ha il dovere di offrire una fotografia dei fatti completa e imparziale, in modo tale da fornire, alle persone, alle aziende, ai mercati, gli strumenti necessari per valutazioni e strategie di gestione della security appropriate, all’interno di scenari labili ed in continua trasformazione.

La conoscenza è alla base di una cultura orientata alla gestione dei rischi

Per implementare una cultura della sicurezza diffusa e condivisa ciò che occorre è sviluppare la comunicazione su solide basi valoriali. Una cultura che parta dalla comunicazione stessa, dalla conoscenza sulla possibilità di generare risposte adeguate ai bisogni e necessità del presente. La conoscenza, fine ultimo della narrazione, ne è il valore portante; determinante per sviluppare una cultura orientata alla gestione dei rischi ed una conseguente capacità di gestire la situazione senza generare allarmismo e paure oltremodo esagerate, o, all’opposto, disinteresse per convinzione di mancate adeguate competenze di gestione.

La consapevolezza che una conoscenza prima, ed una comprensione e gestione efficace dei possibili rischi dopo, vada di pari passo con la percezione di sentirsi al sicuro è necessaria al giorno d’oggi per volgersi ai continui cambiamenti in modo anticipatorio e preventivo.

 

Erika Gori, Think Tank Secursat

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